''Da quando ho scoperto di avere questa malattia, mi sento come una barca alla deriva!'' “Da quando ho il diabete mi sento una persona diversa da come ero prima, evito di uscire a cena con gli amici, sono più solitario”. “Prima di sapere di avere problemi cardiaci ero spensierata e pensavo di avere il controllo della mia vita”. Questi commenti penso chiariscano quanto, la diagnosi di una malattia cronica possa mandare in crisi la persona: spesso emerge un conflitto con l’immagine di sé e della vita che si aveva in passato. Questa “crisi” è dovuta al passaggio dall’essere in una condizione di percepito benessere e salute ad una di malattia e timore. Prima dell’insorgere di una malattia, il controllo deriva dalle forze fisiche, dalle abilità e da un’ampia gamma di risorse sociali, economiche e ambientali. Con l’insorgere della malattia cronica, invece, le capacità di controllo di una persona sono seriamente compromesse da ostacoli che possono essere generali e/o specifici di una particolare patologia.
Il tema centrale del lavoro sugli aspetti psicologici della malattia cronica riguarda il modo e la possibilità di attingere alle risorse interiori ed esterne (coping) che sono a disposizione della persona, ma che sono momentaneamente bloccate dallo stato di crisi di cui si è parlato. L’obiettivo che è possibile porsi è quello del raggiungimento della fase di riorientamento e recupero di sè, ora che la consapevolezza della propria vulnerabilità personale è un dato di fatto con cui dover fare i conti quotidianamente.
BAMBINI E ADOLESCENTI
La diagnosi di malattia cronica rappresenta un’esperienza terribile non solo per i piccoli pazienti, ma anche per i genitori che si trovano schiacciati da una mole notevole di sensi di colpa, preoccupazioni e quant’altro. Spesso vengono modificate tutte le relazioni in cui i soggetti sono coinvolti ed il bambino assume un ruolo centrale, questa situazione emotivo-relazionale ha talvolta effetto di una lama a doppio taglio per l’equilibrio psicologico del piccolo.
Nell’adolescenza, poi, il ragazzo diventa consapevole della possibile ereditarietà della malattia e questo può portare ad avere gravi ripercussioni sulle relazioni con i familiari. Le frequenti ospedalizzazioni, inoltre, alterano il comportamento sociale e la forzata immobilità, altera le attività fisiche di questi adolescenti.
Le capacità di far fronte alla situazione dei giovani malati cronici è spesso migliore di ciò che si potrebbe pensare. La dipendenza dalla famiglia è solitamente appropriata all’età e, se seguiti con cura, si comportano in modo adeguato nelle varie circostanze sociali in cui sono inseriti (scuola, casa, amici). A poco a poco, inoltre, il bimbo o ragazzo bene adattato trova soddisfazione in attività compensatorie di tipo fisico e/o intellettuale.
Una tecnica efficace è, senza dubbio, l’espressione appropriata delle proprie emozioni perchè in molti casi i giovani pazienti ricorrono alla negazione ed all’isolamento nel far fronte al disagio emotivo causato dal dolore (fisico e/o psicologico), talvolta anche al fine di proteggere i propri familiari.
Un fattore importante di aiuto allo sviluppo di un’immagine di sé positiva come soggetto socialmente competente e produttivo è dato dall’ identificazione con altre persone che, affette anch’ esse da una malattia cronica, sono riuscite con successo ad affrontare problemi simili. Questo il motivo per cui propongo interventi sia di gruppo che individuali.