psicoblog
Motivazione e cambiamento
DIVERSI VOLTI DEL TURISMO
Eccoci qua anche questo luglio come ogni anno molti di noi avranno già disfatto le valigie per tornare alla quotidianità altri le avranno pronte per trasformarsi da residenti a turisti, da stanziali a nomadi, da indaffarati e stressatissimi lavoratori a imperturbabili e rilassatissimi “nullafacenti”... Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) nel 2015 gli arrivi internazionali sono stati 1,184 miliardi. Quasi tutte le macro-aree mondiali hanno presentato un incremento nella percentuale degli arrivi: la crescita risulta più marcata per l'Asia e il Pacifico (5,4%), seguono le Americhe (5,0%), l'Europa (4,7%) e il Medio Oriente (1,6%); solo l'Africa è risultata in flessione (-2,9%). L'Europa si conferma l’area più visitata e sul versante dei flussi turistici stranieri in Italia, il 2016 si apre favorevolmente: secondo i dati Istat provvisori, nei primi due mesi gli arrivi sono stati 4.422.878, con un incremento del 5,1% rispetto allo stesso periodo 2015, mentre le presenze registrate risultano 15.315.970 (+3,3%). Quindi stiamo parlando di un fenomeno di massa di cui facciamo parte se ci riconosciamo come viaggiatori per diletto e forse non tutti sanno che esiste un’approccio interdisciplinare che s’interessa degli intricati intrecci fra turismo e due componenti essenziali: la prima riguarda il movente psico-sociale che induce il visitatore a lasciare il proprio luogo di residenza; la seconda si riferisce ai processi messi in atto nella circolazione di persone, immagini, servizi, redditi, idee. Se leggiamo il fenomeno del turismo come “incontro” fra diversi uomini e gruppi sociali, esso appare evidentemente vincolato al mutamento culturale della popolazione ospitante, di cui è al tempo stesso effetto e motore (Simonicca). In Annals of Tourism Research anche Mac Cannel pone l’enfasi sull ’importanza dello studio dell’impatto sociale, economico e culturale del turismo nei confronti della popolazione ospitante e nella società, inclusa la natura delle relazioni fra chi è ospite e chi è ospitato. Jean-Didier Urbain in L’idiota in viaggio, pone la domanda “Chi è il turista?”: un nomade che vorrebbe lasciare a casa i suoi problemi, ma che inevitabilmente s’intrufolano in valigia? Un pellegrino misconosciuto che cade inevitabilmente nella trappola dell’industria turistica: marchingegno economico che arricchisce alcuni, ma distrugge autenticità e spontaneità? Credo sia interessante dal punto di vista psicologico l’esortazione di Urbain a concentrarsi sulla figura del turista come individuo che attribuisce il proprio soggettivo significato a quel particolare viaggio, che sceglie di impegnare come viaggiatore il suo tempo libero investendo in esperienza di vita, in cambiamento, in novità, in incontro con l’altro. L’autore sottolinea: “Il viaggiatore per piacere resta un uomo problematico. Pellegrino incerto, generalmente a disagio nella sua pelle, il turista sogna spesso di cambiarla.” Talvolta però io stessa, nel ruolo della turista, ho potuto scoprire la malinconia dell’essere lontano da ciò che è familiare, il valore aggiunto di ciò da cui ero partita svelato dal paradosso dell’allontanamento, così tornando ho scoperto quanto fosse confortevole la “vecchia pelle”! Così scrive H. Hesse in Vagabondaggio: “Disegno la casa sul mio taccuino ed ed il mio occhio si accomiata dal tetto tedesco, dalla travatura e dal frontone tedesco, si accomiata da una certa intima familiarità. Ancora una volta amo tutte queste cose familiari con accresciuta intensità poiché sto per staccarmene (1992, pag. 35). E tu che stai leggendo, che turista sei...?
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AutoreDr.ssa Chicchi Elisa Francesca. Archivi
Novembre 2016
Vacanza, turismo, identità. |
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